lunedì 29 febbraio 2016

QUANTO INCIDE LA CAPACITÁ DI SCEGLIERE?

"Nella vita ognuno è libero di scegliere la propria strada, il proprio cambiamento".  È una delle affermazioni del CEO di Vikyanna Stefano Pigolotti, azienda che ha saputo dare impulso a quelle aziende in difficoltà ma con grandi risorse inespresse.

Stefano Pigolotti
"Sconsiglio tuttavia di non scegliere, perché è il cammino che conduce direttamente al fallimento". 

Come fare quindi a SCEGLIERE? 

"Nell’ultimo ventennio l'imprenditoria ha basato le proprie scelte su analisi approfondite di ogni possibile rischio, depotenziando la forza di una scelta istintiva in quanto considerata portatrice di alto rischio". 

"Ma che l’imprenditore è colui che segue il proprio istinti per gli affari? Io reputo che le analisi, i controlli di gestione, le proiezioni economiche siano strumenti necessari ad indicare la via ed ad evidenziare i rischi, non è solo la capacità di scelta istintiva dell’imprenditore che può definirci veramente imprenditori si successo". 

"Usando regole semplicissime, aderenti alla propria personalità, ogni imprenditore, Manager, CEO… ogni key-man senza esperti, super computer o sfere di cristallo riesce a prendere decisioni sensate". 

COME SI INTUISCE SE UNA AZIENDA AVRA’ SUCCESSO? 

"Ogni azienda, di qualsiasi livello o dimensione o di qualsiasi settore operi è composta dal prodotto, dalla capacità di venderlo e da una buona gestione finanziaria. Non esiste un imprenditore che abbia in se tutte le doti necessarie per eccellere nei tre elementi. Quindi, per rispondere alla domanda, un’azienda porta con se un potenziale successo se colui o coloro che la guidano hanno idee brillanti che possano generare un buon prodotto, uno staff che permetta la generazione di una rete vendita adeguata ed un controllo finanziario di supporto".

venerdì 26 febbraio 2016

LA GESTIONE DEL FUTURO

"Diventa oggi necessario gestire le aziende in un'ottica non solo di risparmio e contenimento dei costi, ma soprattutto, di crescita"

Stefano Pigolotti
Così afferma Stefano Pigolotti, fondatore di Vikyanna, l'agevolatore di impresa che, tramite una filosofia aziendale coraggiosa, permette agli imprenditori di aumentare la loro capacità di scelta, raggiungendo il successo.

"Con controllo di gestione si intende l'insieme delle azioni capaci di influire, il più velocemente possibile, sui comportamenti del management, al fine del raggiungimento degli obiettivi prefissati percorsi ed i mezzi individuati".

Pigolotti illustra la struttura del sistema di un controllo di gestione tipo. Comprende:

- la parte strutturale: formata dalle persone preposte a tale mansione;
- la parte meccanica: composta dalle modalità di funzionamento e quindi dalle tecniche;
- la parte procedurale: processo che governa, coordina e razionalizza le relazioni tra i diversi elementi che compongono l’impresa.

Un buon sistema di controllo deve essere efficace nell'ottenimento dei risultati conseguiti ed efficiente verificando il rapporto tra la quantità fisica delle risorse e dei fattori produttivi impiegati con i volumi di prodotto del prodotto/servizio.



mercoledì 24 febbraio 2016

LE AZIENDE SOFFRONO DI ANSIA DA PRESTAZIONE: A RIVELARLO UNO STUDIO

Jabra, leader nella produzione di soluzioni innovative per l’audio e la comunicazione mobile, comunica i risultati dell’indagine “Produttività in ufficio: le nuove sfide”.

"Uno studio - come ci spiega Stefano Pigolotti, CEO dell'agevolatore di impresa Vikyannache  ha esaminato i risultati dell'indagine -   "rivela i paradossi delle aziende che, se da una parte cercano di creare ambienti di lavoro produttivi, dall’altra sottovalutano la presenza di distrazioni all’interno dei team, riunioni poco organizzate e tecnologia limitata a disposizione". 

"I lavoratori - continua Pigolotti - lottano continuamente contro diverse situazioni che invece che supportarli, li intralciano e ne inficiano il lavoro. Tra queste: riunioni improduttive o mal organizzate, strumenti tecnologici poco user friendly e ambienti rumorosi che non favoriscono la concentrazione".

In particolare, lo studio rileva quanto: 

· Il 36% degli intervistati ritienga che le riunioni di lavoro diminuiscano la produttività.
· Il 46% pensa che i rumori siano la cosa che più distrae in assoluto in ufficio.
· Il 28% sia irritato dalle troppe mail, anche se per risolvere un problema il 78% preferisce mandarne una piuttosto che telefonare.

Riunioni improduttive
Lo studio condotto da Jabra rivela il fallimento delle aziende nell’organizzare il tempo effettivo di collaborazione dei lavoratori. Più della metà (il 51%) concorda che le riunioni senza una guida o un programma specifico servono solo a perdere tempo, il 32% lamenta una mancanza di spirito decisionale, il 31% sottolinea la mancanza di approfondimenti, il 26% una mancanza di preparazione, e il 25% i ritardi.

In un luogo deputato alle videoconferenze, alcuni dei motivi di irritazione maggiore sono il suono, spesso qualitativamente mediocre, fastidiosi rumori di fondo e i problemi di connessione.

Oltre a essere frustranti per i lavoratori, questi ostacoli sono anche i più frequenti. E c’è un paradosso: la maggior parte di loro vuole partecipare comunque alle riunioni, perché ritengono che possano essere utili, anche se contemporaneamente il 36% lamenta una diminuzione del rendimento personale a seguito di esse, forse proprio per l’incapacità di renderle davvero proficue.

Anche il tempo speso alla scrivania è fondamentale: i lavoratori occupano la maggior parte del loro tempo dietro il proprio desk, con oltre il 66% delle attività settimanali (6 volte di più delle riunioni), e quindi questo si rivela il luogo in cui la maggior parte della produttività aumenta o diminuisce.
Anche alla scrivania le distrazioni sono sempre in agguato: le più comuni sono i rumori (46%), le interruzioni dei colleghi (43%) e il numero delle mail (28%).

Gli intervistati ritengono che dovrebbero essere maggiormente controllati i fattori ambientali, come temperatura, qualità dell’aria e mancanza di privacy. Ripensare, quindi, a un ambiente di lavoro adatto potrebbe eliminare molti problemi che influenzano negativamente la produttività.

Holger Reisinger, Senior Vice President di Jabra, commenta così i risultati dell’indagine: “La produttività è fondamentale per il successo e per restare competitivi. Ogni risorsa impiegata dovrebbe sfruttare ogni sua qualità e le sue migliori capacità a vantaggio dell’azienda, con processi e strumenti adatti a far sì che ciò accada. Nonostante molte aziende abbiano progettato spazi di lavoro per migliorare la cooperazione e investito nella tecnologia per rendere riunioni o call più semplici e user friendly, questo approccio non apporta il beneficio sperato. I manager hanno quindi bisogno di rivalutare le necessità dei loro lavoratori per assicurare la produttività del business.”

http://blog.jabra.com/downloads/
Issue that negatively impact productivity at work

La chiave è la tecnologia
Lo studio sottolinea anche che una scarsa produttività incide sulla capacità di attrarre e trattenere il personale, così come le distrazioni sul posto di lavoro incidono in maniera significativa sull’equilibrio vita-lavoro.

Oggi una parte importante dei lavoratori specializzati è in difficoltà a completare le proprie mansioni entro la fine della giornata, ben il 36% le termina fuori dall’orario di lavoro.

Per facilitare i dipendenti e velocizzare alcuni processi, spesso si ricorre a dispositivi tecnologici come lavagne digitali, speakerphone, o programmi di project management, mappe mentali o brainstorming.

Eppure l’utilizzo di questi strumenti è spesso controproducente, si pensi al tempo medio necessario per organizzare una riunione o una “semplice” conference call: il 25% di queste inizia in ritardo a causa di problemi tecnici, e di conseguenza si perdono in media più di due minuti e mezzo a riunione. A seconda del numero dei partecipanti il tempo perso – e quindi il costo - può aumentare.

Il 71% delle riunioni si svolge in un solo luogo, mentre il 29% prevede più sedi, e dunque l’ausilio della tecnologia è fondamentale. Ma spesso i lavoratori stessi faticano a utilizzarla, e il 50% dichiara di riscontrare a causa di ciò disagi significativi e irritanti.

Conclude Reisinger: “La vera sfida è quella di saper creare un equilibrio tra collaborazione e concentrazione. Finora sono stati fatti grandi passi per favorire maggior interazione e comunicazione tra i lavoratori, ma bisogna proseguire in questa direzione affinché non si perda tempo nell’utilizzo di supporti tecnologici inefficaci. Ecco perché uno spazio di lavoro consono che si adatti all’individuo, alla sua specificità e al suo ruolo è la nuova strada che un ambiente lavorativo realmente produttivo deve percorrere.”

domenica 21 febbraio 2016

STARTUP: CISCO INVESTIRÀ 100 MILIONI IN ITALIA

Chuck Robbins è stato intervistato da Il Sole 24 Ore e, tra le altre cose, ha detto: “Possiamo distinguere tre categorie di intervento. Attraverso Invitalia Ventures apporteremo capitali di rischio per far crescere l’ecosistema delle startup, come già stiamo facendo per Regno Unito e Francia. Per lo sviluppo delle competenze digitali, sulla base di un accordo con il ministero dell’ Istruzione, aumenteremo sia il numero degli studenti del programma Cisco Network Academy sia la platea delle scuole. Contemporaneamente porteremo avanti iniziative legate alla Ricerca e sviluppo, che in Italia ci vede già impegnati nei laboratori Photonics di Vimercate”.

"Una opportunità importante per tutte le imprese italiane, soprattutto quelle che credono nell'innovazione e sono supportate da una sana strategia di ripresa" - Spiega Stefano Pigolotti, amministratore di Vikyanna, l'agevolatore di impresa che investe nelle aziende che credono nella crescita imprenditoriale. 

A proposito di startup - ha proseguito Robbins;   "Le nuove generazioni stanno trasmettendo nuova energia e stanno nascendo community vivaci, come le 5mila startup avviate nel vostro Paese. Eppure manca ancora qualcosa: in Italia il capitale di rischio viaggia intorno ai 150 milioni contro i miliardi di altri grandi Paesi ed è carente il «go to market», come far sì che la tecnologia venga effettivamente portata sul mercato. Noi possiamo entrare in gioco sia contribuendo con capitali, e Invitalia è solo il primo passo, sia mettendo a disposizione delle idee innovative una rete di centinaia di migliaia di partner che abbiamo nei settori del manifatturiero e dell’ agroalimentare”.

“L’Italia, sempre più aperta e attrattiva per gli investimenti internazionali. Con grandi aziende globali che non fanno più mordi e fuggi come in passato, ma hanno deciso di puntare sul nostro Paese, di scommettere sul suo futuro. Come Cisco, i cui vertici ho incontrato questa mattina a Palazzo Chigi, in occasione dell’annuncio di una serie di investimenti strategici qui da noi che valgono 100 milioni di euro per i prossimi tre anni.

È il primo dei due giganti cui avevo accennato nella mia Enews che guardano all’Italia come a un paese solido, che ha futuro e che, finalmente, favorisce chi vuole creare opportunità destinate a restare, a creare impresa, lavoro, innovazione”. Lo scrive il premier Matteo Renzi su Facebook.

È importante che questo avvenga sul fronte della digitalizzazione, della formazione, della creazione di start-up innovative, della ricerca. Ma anche della trasformazione digitale di settori di eccellenza della nostra economia come il manifatturiero e l’agroalimentare, entrambi simbolo del del Made in Italy e della nostra qualità nel mondo.


Chuck Robbins che non ha usato mezzi termini per raccontare l'orizzonte italiano che la società californiana ha osservato: "Incrementando i suoi investimenti, Cisco svilupperà un ecosistema di talenti, imprenditorialità e innovazione che accelererà il percorso digitale del Paese e lo aiuterà a cogliere l’opportunità senza precedenti che ha di fronte".

venerdì 19 febbraio 2016

SOSPENDERE SCHENGEN? AZIENDE EUROPEE A RISCHIO

Giovedì 18 febbraio alle 10.00, presso l’Aula D1 del Campus Luigi Einaudi (Lungo Dora Siena 100), si svolge l’incontro ‘SOSPENDERE SCHENGEN? Europa ed europei a rischio’, organizzato dal Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino.

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In questi giorni in Europa si sta dibattendo sulla possibilità di sospendere il trattato di Schengen che finora aveva garantito la libera circolazione dei cittadini europei all’interno del suo spazio dando sostanza al processo di integrazione.

Le motivazioni avanzate per invocare la restrizione del trattato sono differenti tra Stato e Stato. C’è chi lo chiede in nome della sicurezza nazionale, chi per arginare il problema dei rifugiati, chi invece per ripristinare una sovranità interna ceduta a fatica nel corso degli anni.

"Quale che sia la ragione - afferma Stefano Pigolotti, CEO di Vikyanna, agevolatore di impresa -  l’eventualità che venga sospeso mette a serio rischio il progetto europeo più di quanto si possa immaginare. Anche per le nostre stesse imprese che vedranno raddoppiati i costi di spostamento delle merci in una situazione in cui la burocrazia potrebbe minare le basi del libero mercato"

Il Dipartimento di Culture, Politica e Società (CPS) è sensibile a questo tema e intende contribuire a elaborarlo avendo al suo interno studiosi che da punti di vista differenti stanno problematizzando la complessità dei rapporti interni ed esterni all’Europa. Da un anno si è costituito il centro TO-EU che raccoglie intorno a sé una tradizione di studio sulle questioni europee, si sono siglate convenzioni con le istituzioni europee, si sono avviati progetti di ricerca e potenziate iniziative formative.
Con questo primo incontro il CPS intende avviare una serie di iniziative rivolte, oltre che agli studenti, a chi contribuisce a formare il dibattito pubblico – giornalisti e insegnanti in primo luogo – per restituire alla Città i prodotti della ricerca e del lavoro intellettuale, promuovendo uno spazio pubblico di confronto allargato sui temi più urgenti al centro dell’attualità.

giovedì 18 febbraio 2016

L’AZIENDA DEL FUTURO SARÀ INTERDIPENDENTE

L’azienda del futuro non sarà indipendente bensì interdipendente, vale a dire responsabile dell’impatto delle proprie azioni verso tutta una serie di target, dalle istituzioni alle altre aziende: questo il senso dell’intervento ad Expo di Paolo Di Cesare, fondatore della prima b-corp italiana certificata. Ospite a Milano dell’evento organizzato dal Gruppo Zordan, storico player nella produzione di arredamento per i negozi monomarca dei brand del lusso, Di Cesare ha spiegato l’essenza delle b-corp (Benefit Corporation), un nuovo ma lungimirante modello di società nato negli stati Uniti.

“In Italia, l’unico scopo di un’azienda è la divisione degli utili – ha affermato Paolo Di Cesare. Le b-corp sono al contrario imprese che decidono volontariamente di avere, oltre allo scopo di massimizzare il profitto, quello di avere un impatto positivo sulle persone e sull’ambiente, qualunque esso sia, microscopico o estremamente ampio.

Questo nuovo modello è animato quindi da un’etica più incisiva ma non per questo meno fruttuosa – ha proseguito Di Cesare – tanto che Robert Shiller, premio Nobel per l’Economia nel 2013, sostiene che le Benefit Corporation sono aziende che hanno un doppio scopo e avranno risultati economici migliori di tutte le altre aziende.”

Come afferma anche Stefano Pigolotti, fondatore di Vikyanna, agevolatore di impresa, un'importante tematica che riguarda le b-corp è  quella della responsabilità: "Aziende che come sento dire dal Dr Di Cesare avranno responsabilità non più solo verso gli shareholders e i soci, ma anche verso gli stakeholders, i portatori di interesse, le scuole, le comunità, le famiglie, i fornitori e i sindacati".

Mentre in America questo modello di società è riconosciuto dal codice civile, in Italia stiamo attendendo che lo sia e, nel frattempo, le aziende che desiderano evolversi in b-corp firmano una certificazione proprio di interdipendenza. Oggi le B Corp certificate sono più di 1300 nel mondo quando erano 600 solo lo scorso anno e sempre più aziende seguiranno questo modello.

Realtà virtuosa che ha fatto di tensione alla qualità, sapienza sartoriale, sostenibilità e profonda cura delle relazioni umane gli asset del proprio costante successo, il Gruppo Zordan condivide i principi espressi da Paolo Di Cesare. Grazie a un innovativo ed efficace modello di business improntato dall’Amministratore Delegato Maurizio Zordan, l’azienda sta infatti rapidamente crescendo non solo per quanto riguarda il proprio business, ma come capofila di un sistema di imprese sinergiche guidate tutte dai medesimi valori etici. Per il 2016, è in previsione inoltre l’attuazione di un progetto di solidarietà a favore dell’Etiopia.

VALORE D'IMPRESA COME STRATEGIA

Valori d’impresa e incivilimento Un libro per scoprire come aziende, istituzioni e società civile possono unirsi per il bene comune 

L’ultimo volume della Piccola Biblioteca d’Impresa Inaz propone riflessioni e testimonianze su un’imprenditorialità moderna, che assume un ruolo propulsivo rispetto ai cambiamenti della società e sa essere un modello anche per il no-profit 

Davanti alle profonde trasformazioni lasciate dalla crisi economica l’impresa, se vuole sopravvivere, deve rivedere il proprio rapporto con la società. Non limitarsi a perseguire unicamente la remunerazione del capitale e andare oltre l’attenzione ai meri aspetti finanziari, per assumere un ruolo propulsivo, unendosi agli altri attori – istituzioni e organizzazioni del terzo settore – al fine di costruire insieme il bene comune. È questo il tema affrontato nell’ultimo incontro dei Lunedi’ d’impresa Inaz da cui deriva appunto la pubblicazione della Piccola Biblioteca d’Impresa Inaz, intitolata “Valori d’impresa e incivilimento”. 
«Si tende a pensare che i valori d’impresa siano un derivato della raggiunta “civiltà”, ma in realtà il rapporto fra i due elementi è circolare: i valori d’impresa sono, a loro volta, motore prima di tutto di incivilimento, e poi di sviluppo e benessere, come evidenzia una lunga tradizione di pensiero economico europea ed italiana, contrapposta alle teorie neoliberiste che tanti danni ancora producono» spiega Linda Gilli, presidente e AD di Inaz, che firma l’introduzione al volume.
La riscoperta e la diffusione dei valori d’impresa diventa allora fondamentale nel ricostruire un rapporto fecondo tra organizzazioni produttive, istituzioni e società civile. Tre realtà che, quando si uniscono per il raggiungimento del bene comune si scambiano le proprie migliori pratiche e mettono le basi per un futuro realmente sostenibile. 
Alla parte di riflessione teorica curata dagli economisti Marco Vitale e Vittorio Coda, segue la raccolta, coordinata dal professor Mario Minoja, delle testimonianze di due aziende familiari, Bruno Generators e Buzzi Unicem, che in questi anni sono cresciute e hanno avuto successo proprio grazie alla scelta di mettere al centro i valori e le persone e di anteporre il bene dell’impresa ai pur legittimi interessi delle famiglie proprietarie: nel caso di Bruno Generators rifiutando la delocalizzazione ed evitando di sottostare a logiche e indicatori finanziari di breve termine, nel caso di Buzzi Unicem facendo coincidere valori familiari e valori aziendali e privilegiando il reinvestimento piuttosto che la distribuzione di dividendi.
Un tipo di approccio che si può applicare anche nel campo del non-profit e della pubblica amministrazione. Lo dimostrano i casi del Policlinico Universitario Campus Bio Medico di Roma e del Teatro La Fenice di Venezia, che a fronte di risorse pubbliche decrescenti sono riuscite, adottando valide strategie, a intraprendere un percorso di sviluppo e, al tempo stesso, a migliorare il profilo economico-finanziario, facendo della produttività e della coesione interna le vie maestre per perseguire le proprie rispettive missioni. E lo dimostrano, come ha illustrato il Professor Minoja, i casi dei Comuni di Reggio Emilia e Peccioli (Pisa). Il primo ha introdotto logiche manageriali basate sulla responsabilizzazione delle persone e del controllo dei costi e ha attivato proficue partnership pubblico-privato per restaurare beni culturali, ampliare l’offerta di servizi welfare e realizzare progetti ambiziosi a beneficio della comunità. Il secondo ha assunto la gestione diretta di una discarica, l’ha ampliata in sicurezza e l’ha trasformata in una fonte di ricavi da investire sul territorio, facendone l’architrave di un percorso di sviluppo del territorio all’insegna dell’imprenditorialità, dell’innovazione, del coinvolgimento dei cittadini.

Valori d’impresa e incivilimento
“Piccola Biblioteca d’Impresa Inaz”, dicembre 2015
72 pagine, 10 euro
  
Giorgio Brunetti, professore emerito di Strategia e politica aziendale all’Università Bocconi di Milano. Consulente aziendale e consigliere di amministrazione in varie società. Autore di numerose pubblicazioni in tema di contabilità e bilancio, finanza d’impresa e governance.
Renato Bruno, laureato in Economia e commercio presso l’Università Federico II di Napoli, è Direttore Generale del Gruppo
Bruno. Sotto la sua guida il Gruppo Bruno ha acquisito rilevanza internazionale e ha potenziato la propria attività. Sposato con tre figli, vive a Napoli.
Benedetta Buzzi, Corporate Finance Assistant del Gruppo Buzzi Unicem dal 2004, membro in vari comitati del Gruppo, con importanti esperienze in Private Equity. Madre di tre bimbi, è sostenitrice convinta dell’unità della famiglia e dell’Azienda e dei loro valori.
Vittorio Coda, professore emerito dell’Università Bocconi, ha insegnato Strategia e politica aziendale (’76-07) già Presidente della Scuola di Direzione Aziendale (’81-96). In precedenza ha insegnato all’Università Ca’ Foscari di Venezia e all’Università di Urbino.
Mario Minoja, è professore associato di Economia Aziendale all’Università di Modena e Reggio Emilia e docente di Sistemi di Corporate Governance alla Bocconi di Milano. Fa parte del Comitato Scientifico dell’ISVI (Istituto per i Valori d’Impresa).
Gianluca Oricchio, Direttore Generale del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, ha ricoperto ruoli di Managing Director nel Capital and Risk Management di primari istituti finanziari internazionali.
Marco Vitale, è economista d’impresa e consulente di alta direzione di imprese e organizzazioni. È stato docente all’Università di Pavia, all’Università Bocconi e all’Università Carlo Cattaneo, di cui è stato tra i fondatori. Ha svolto vari incarichi pubblici.

La Piccola Biblioteca d’Impresa Inaz raccoglie riflessioni e approfondimenti legati alla cultura d’impresa. È un invito ad ampliare gli orizzonti, ad aprire il confronto con punti di vista e contributi provenienti da tempi, ambiti e luoghi differenti.www.inaz.it.


LA FORMAZIONE AZIENDALE COME STRATEGIA DI SUCCESSO


Continua l'intervista con Stefano Pigolotti, imprenditore di successo e fondatore di Vikyanna, un agevolatore di impresa che, tramite una filosofia aziendale coraggiosa, permette agli imprenditori di aumentare la loro capacità di scelta per garantirne il successo.

COME SI INTUISCE SE UNA AZIENDA AVRÀ SUCCESSO ?

Ogni azienda, di qualsiasi livello o dimensione o di qualsiasi settore operi è composta dal prodotto, dalla capacità di venderlo e da una buona gestione finanziaria.

Stefano Pigolotti
Non esiste un imprenditore che abbia in se tutte le doti necessarie per eccellere nei tre elementi.
Quindi, per rispondere alla domanda, un’azienda porta con se un potenziale successo se colui o coloro che la guidano hanno idee brillanti che possano generare un buon prodotto, uno staff che permetta la generazione di una rete vendita adeguata ed un controllo finanziario di supporto.


CHE CONSIGLI TI SENTIRESTI DI DARE A COLORO CHE VOLESSERO DIVENTARE IMPRENDITORI DI SUCCESSO?

Sarebbe troppo semplice e troppo filosofico rispondere : “avere coraggio” , vorrei invece concentrarmi su elementi pragmatici:

1. Puntare ad un prodotto che sia di grande necessità massiva
2. Generare un piano marketing accattivante e che tenga conto di tre fattori :

  • Interessamento di molti venditori da selezionare solo successivamente
  • Formazione innovativa e non solo legata al prodotto
  • Piano pubblicitario a sostegno della fase di startup
3. Struttura aziendale che coordini la parte amministrativo-finanziaria

Questi primi tre punti ci indicano i margini della strada da percorrere: sono i punti analitici il nostro cervello.
Per sostenere la nostra istintività dobbiamo appoggiarci ad ulteriori elementi che riguardano maggiormente la nostra persona.
  1. Contenere le influenze negative delle nostre paure, evitare quindi decisioni affrettate per evitare di pensare e spaventarci così come è inutile continuare a rimuginare sui rischi a cui la decisione da prendere ci esporrebbe.
  2. Aumentare la consapevolezza di ciò che realmente generando maggiore autostima,
  3. Permetterci anche delle piccole “follie decisionali “ in modo da notare che il coraggio non ci manca 
 Questi tre consigli ci permettono di allenare la nostra “pancia” cioè quella parte istintiva che vive dentro di noi e che se messa al servizio della nostra impresa ci può far fare la reale differenza.
Per concludere questo breve escursus sui suggerimenti per misurarsi come imprenditori di successo, non possiamo prescindere dall’analizzare la componente sentimentale.
Allontaniamo da noi l’idea che il buon Manager sia fatto di cervello e di pancia perché il vero
Leader , colui che fa l’impresa, mette in gioco tutto se stesso:
  1. Prestare la massima attenzione alle esigenze del proprio staff, senza divenirne schiavo, permette sicuramente di godere di quella stima che ci permette di non sentirci mai soli e di avere, anche nei momenti più bui, un consiglio non interessato ma di comune prospettiva.
  2. Quando si scelgono delle strategie marketing bisogna avere quella sensibilità che ci permetta di immedesimarci sia nel cliente finale cosi come nel nostro consulente commerciale. Otterremo così maggior efficacia nelle scelte strategiche .
  3. Se esprimeremo molti sentimenti positivi, quale la passione, l’amore, la fiducia, la gestione dell’imbarazzo, il rispetto , la nostra azienda si connoterà di un elemento fondamentale per il successo: la coerenza.
Mi posso permettere di dire ciò che penso e fare ciò che dico.
E’ evidente che questi consigli debbano essere esclusivamente alcuni, forse i più importanti, obiettivi da perseguire. Ci sono molte variabili che devono essere analizzate per poter far aderire al meglio la parte formativa e informativa a quelle che sono le reali esigenze dell’azienda costituenda o già di successo.
Di sicuro miscelare testa, cuore e pancia è il metodo più contemporaneo che oggi viene richiesto a un’azienda per prosperare.
Bisogna avere l’umiltà , ed allo stesso tempo la giusta arroganza intellettuale per poter definire ciò che sono i nostri punti di forza che diventeranno inevitabilmente patrimonio sociale della nostra azienda e i punti di debolezza che si evidenzieranno come lacune da colmare per il tramite di persone che diverranno , o sono, il nucleo fondante della nostra impresa.
Avere l’onestà di riconoscere i propri talenti è un primo importantissimo passo, ma avere la forza di allenarli e compensare le nostre mancanze con altre figure con cui condividere il percorso è un atto di puro coraggio .

VIKYANNA: L'AGEVOLATORE D'IMPRESA. INTERVISTA A STEFANO PIGOLOTTI

Abbiamo intervistato Stefano Pigolotti, imprenditore di successo e fondatore di Vikyanna, un agevolatore di impresa che, tramite una filosofia aziendale coraggiosa, permette agli imprenditori di aumentare la loro capacità di scelta per garantirne il successo.

Stefano Pigolotti
Stefano Pigolotti

COME SI DIVENTA IMPRENDITORE DI SUCCESSO?

Avendo coraggio, il coraggio di seguire la propria istintività imprenditoriale incanalandola in un percorso analitico che limiti i rischi, giungendo quindi a poter effettuare delle scelte non necessariamente giuste o sbagliate.

Avere l’essenza dell’imprenditore non vuol dire necessariamente avere una dote dalla nascita, ma sicuramente un talento che si può allenare. È attraverso la formazione che possiamo permetterci di far crescere il coraggio necessario a superare le nostre paure.

Talvolta una felice intuizione non viene cavalcata perché temiamo di sbagliare, altre volte prendiamo una decisione per puro istinto. In tutti e due i casi è la paura che là fa da padrona e ci porta a NON SCEGLIERE .


QUANTO INCIDE LA CAPACITÀ SCEGLIERE?

Nella vita ognuno è libero di scegliere la propria strada, il proprio cambiamento. Sconsiglio tuttavia di non scegliere, perché è il cammino che conduce direttamente al fallimento.
Come fare quindi a SCEGLIERE?
Nell’ultimo ventennio l'imprenditoria ha basato le proprie scelte su analisi approfondite di ogni possibile rischio, depotenziando la forza di una scelta istintiva in quanto considerata portatrice di alto rischio.
Ma l’imprenditore è colui che segue il proprio istinti per gli affari?
Reputo che le analisi, i controlli di gestione, le proiezioni economiche siano strumenti necessari ad indicare la via ed ad evidenziare i rischi, non è solo la capacità di scelta istintiva dell’imprenditore che può definirci veramente imprenditori di successo.
Usando regole semplicissime, aderenti alla propria personalità, ogni imprenditore, Manager, CEO… ogni key-man senza esperti, super computer o sfere di cristallo riesce a prendere decisioni sensate.

venerdì 12 febbraio 2016

GARANZIA GIOVANI: NASCE “SELFIEMPLOYMENT”

Un fondo rotativo per l'accesso al credito agevolato a sostegno di chi avvierà iniziative di autoimpiego ed autoimprenditorialità. Da metà gennaio 2016 erogherà prestiti a tasso zero per importi variabili da un minimo di 5.000 ad un massimo di 50.000 euro. 


Si chiamerà SELFIEmployment e sarà operativo da metà gennaio 2016 con una dotazione finanziaria di partenza di 124 milioni. È il Fondo Rotativo Nazionale promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - la cui gestione sarà affidata ad Invitalia- per gli iscritti a Garanzia Giovani che avvieranno iniziative di autoimpiego e di autoimprenditorialità attraverso credito agevolato. I giovani potranno presentare domanda di finanziamento al Fondo per la concessione di prestiti, finalizzati all'avvio di nuove iniziative imprenditoriali, che avranno un importo variabile da un minimo di 5 mila ad un massimo di 50 mila Euro, verranno erogati a tasso di interesse zero senza garanzie personali e con un piano di ammortamento della durata massima di 7 anni.

Il Fondo nasce nell'ambito della policy prevista dal Programma Garanzia Giovani. In tale contesto, l'accesso al credito agevolato, fornito dal Fondo, costituisce l'importante complemento delle attività di supporto all'avvio di impresa e allo start-up, che sono state già avviate dalle regioni: al termine del percorso formativo e di accompagnamento, i giovani sono affiancati nella predisposizione del business plan per l'avvio di un'attività imprenditoriale.

L'accordo di finanziamento stipulato con Invitalia permette la costituzione del fondo per l'erogazione del credito, con una dotazione complessiva attualmente pari a 124 milioni di Euro, conferiti dal Ministero (50 milioni) e dalle Regioni Veneto, Emilia-Romagna, Lazio, Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia.

Invitalia provvederà, di concerto con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, alla predisposizione dei dispositivi attuativi, all'istruttoria dei business plan, all'erogazione del credito agevolato, alla gestione, controllo e monitoraggio della misura. L'Agenzia renderà inoltre disponibili servizi di tutoraggio per le nuove iniziative ammesse al finanziamento.

Il Fondo è uno strumento finanziario rotativo e, grazie alle restituzioni dei prestiti concessi, sarà utilizzabile per l'intero periodo di Programmazione 2014-2020, con possibile estensione ad un target più ampio rispetto a quello dei soli NEET.

Illustrazione sintetica dell'iniziativa

mercoledì 3 febbraio 2016

LE AZIENDE SOFFRONO DI ANSIA DA PRESTAZIONE

A rivelarlo uno studio di Jabra in un sondaggio effettuato a maggio 2015 su 2.449 lavoratori di età compresa tra i 18 e i 65 anni provenienti da USA, UK, Francia, Germania, Russia, Giappone, Cina, Danimarca, Svezia e Norvegia, come parte dell’iniziativa di Jabra “Nuovi modi di lavorare”.

Jabra, leader nella produzione di soluzioni innovative per l’audio e la comunicazione mobile, comunica i risultati dell’indagine “Produttività in ufficio: le nuove sfide”. Lo studio rivela i paradossi delle aziende che, se da una parte cercano di creare ambienti di lavoro produttivi, dall’altra sottovalutano la presenza di distrazioni all’interno dei team, riunioni poco organizzate e tecnologia limitata a disposizione. I lavoratori lottano continuamente contro diverse situazioni che invece che supportarli, li intralciano e ne inficiano il lavoro. Tra queste: riunioni improduttive o mal organizzate, strumenti tecnologici poco user friendly e ambienti rumorosi che non favoriscono la concentrazione.

In particolare:

Il 36% degli intervistati ritiene che le riunioni di lavoro diminuiscano la produttività.
Il 46% pensa che i rumori siano la cosa che più distrae in assoluto in ufficio.
Il 28% è irritato dalle troppe mail, anche se per risolvere un problema il 78% preferisce mandarne una piuttosto che telefonare.

Lo studio condotto da Jabra rivela il fallimento delle aziende nell’organizzare il tempo effettivo di collaborazione dei lavoratori. Più della metà (il 51%) concorda che le riunioni senza una guida o un programma specifico servono solo a perdere tempo, il 32%lamenta una mancanza di spirito decisionale, il 31% sottolinea la mancanza di approfondimenti, il 26% una mancanza di preparazione, e il 25% i ritardi.

In un luogo deputato alle videoconferenze, alcuni dei motivi di irritazione maggiore sono il suono, spesso qualitativamente mediocre, fastidiosi rumori di fondo e i problemi di connessione.

Oltre a essere frustranti per i lavoratori, questi ostacoli sono anche i più frequenti. E c’è un paradosso: la maggior parte di loro vuole partecipare comunque alle riunioni, perché ritengono che possano essere utili, anche se contemporaneamente il 36%lamenta una diminuzione del rendimento personale a seguito di esse, forse proprio per l’incapacità di renderle davvero proficue.

Anche il tempo speso alla scrivania è fondamentale: i lavoratori occupano la maggior parte del loro tempo dietro il proprio desk, con oltre il 66% delle attività settimanali (6 volte di più delle riunioni), e quindi questo si rivela il luogo in cui la maggior parte della produttività aumenta o diminuisce.

Anche alla scrivania le distrazioni sono sempre in agguato: le più comuni sono i rumori (46%), le interruzioni dei colleghi (43%) e il numero delle mail (28%).

Gli intervistati ritengono che dovrebbero essere maggiormente controllati i fattori ambientali, come temperatura, qualità dell’aria e mancanza di privacy. Ripensare, quindi, a un ambiente di lavoro adatto potrebbe eliminare molti problemi che influenzano negativamente la produttività. 

Holger Reisinger, Senior Vice President di Jabra, commenta così i risultati dell’indagine: “La produttività è fondamentale per il successo e per restare competitivi. Ogni risorsa impiegata dovrebbe sfruttare ogni sua qualità e le sue migliori capacità a vantaggio dell’azienda, con processi e strumenti adatti a far sì che ciò accada. Nonostante molte aziende abbiano progettato spazi di lavoro per migliorare la cooperazione e investito nella tecnologia per rendere riunioni o call più semplici e user friendly, questo approccio non apporta il beneficio sperato. I manager hanno quindi bisogno di rivalutare le necessità dei loro lavoratori per assicurare la produttività del business.”

LA CHIAVE È LA TECNOLOGIA

Lo studio sottolinea anche che una scarsa produttività incide sulla capacità di attrarre e trattenere il personale, così come le distrazioni sul posto di lavoro incidono in maniera significativa sull’equilibrio vita-lavoro.

Oggi una parte importante dei lavoratori specializzati è in difficoltà a completare le proprie mansioni entro la fine della giornata, ben il 36% le termina fuori dall’orario di lavoro.

Per facilitare i dipendenti e velocizzare alcuni processi, spesso si ricorre a dispositivi tecnologici come lavagne digitali, speakerphone, o programmi di project management, mappe mentali o brainstorming.

Eppure l’utilizzo di questi strumenti è spesso controproducente, si pensi al tempo medio necessario per organizzare una riunione o una “semplice” conference call: il 25% di queste inizia in ritardo a causa di problemi tecnici, e di conseguenza si perdono in media più di due minuti e mezzo a riunione. A seconda del numero dei partecipanti il tempo perso – e quindi il costo - può aumentare.

Il 71% delle riunioni si svolge in un solo luogo, mentre il 29% prevede più sedi, e dunque l’ausilio della tecnologia è fondamentale. Ma spesso i lavoratori stessi faticano a utilizzarla, e il 50% dichiara di riscontrare a causa di ciò disagi significativi e irritanti.

Conclude Reisinger: “La vera sfida è quella di saper creare un equilibrio tra collaborazione e concentrazione. Finora sono stati fatti grandi passi per favorire maggior interazione e comunicazione tra i lavoratori, ma bisogna proseguire in questa direzione affinché non si perda tempo nell’utilizzo di supporti tecnologici inefficaci. Ecco perché uno spazio di lavoro consono che si adatti all’individuo, alla sua specificità e al suo ruolo è la nuova strada che un ambiente lavorativo realmente produttivo deve percorrere.

SUL REPORT DELLA "PRODUTTIVITÀ IN UFFICIO"

La “produttività in ufficio” è un sondaggio effettuato a maggio 2015 su 2.449 lavoratori di età compresa tra i 18 e i 65 anni provenienti da USA, UK, Francia, Germania, Russia, Giappone, Cina, Danimarca, Svezia e Norvegia, come parte dell’iniziativa di Jabra “Nuovi modi di lavorare”.