L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea è un evento negativo dal punto di vista di un’unione che – pur non essendo perfetta – è garante di pace, libertà e solidarietà. Ora più che mai è necessario analizzare i rischi e le opportunità per l’Italia ed il resto dell’Europa.
Frost & Sullivan, già prima del referendum del 23 giugno, ha lavorato con diverse aziende inglesi ed europee su strategie per mitigare il rischio di una possibile Brexit. Per quanto riguarda l’Italia, abbiamo identificato ottime probabilità di attrarre aziende ed istituzioni europee al momento basate a Londra, come ad esempio The European Medicines Agency (EMA) che dovrà trovare una nuova patria in un paese dell’Unione. Il forte tessuto industriale farmaceutico Italiano mette l’Italia tra i paesi meglio posizionati per offrire all’EMA un territorio ottimale dove poter collaborare con industria, ospedali d’eccellenza e start-up innovative. La presenza in Italia della European Food Safety Authority (EFSA) potrebbe altresì aiutare ad attrarre l’EMA, dal momento che vediamo a livello globale un chiaro trend verso l’integrazione dell’alimentazione nel mondo della salute. Lo sviluppo innovativo degli additivi alimentari – prodotti in gran parte da aziende del settore pharma – potrebbe trarre beneficio da una concentrazione di questi due enti in Italia. Ciò porterebbe ad un nuovo polo dell’innovazione in Italia e di conseguenza ad un rientro di talenti brillanti e giovani nel nostro paese, un capitale umano di cui l’Ialia ha forte bisogno.
Politicamente la perdita della Gran Bretagna potrebbe portare ad un ribilanciamento verso est, accelerando il processo d’adesione all’UE dei paesi dei Balcanici ed alla cessione o riduzione delle sanzioni verso la Russia, spinte in particolar modo dall’Inghilterra. Una rivitalizzazione dei rapporti con la Russia porterebbe all’Italia molti effetti positivi, come anche l’allargamento dell’Unione verso l’altra sponda dell’Adriatico. Sono effetti indiretti della Brexit che facilmente avranno un impatto positivo sull’industria del lusso, dei trasporti, del navale e del terziario Made in Italy.
Non bisogna d’altronde dimenticare che ci saranno anche rischi e costi aggiuntivi nel medio termine. L’essenziale di queste sfide è la velocità con cui le nostre aziende ed il nostro governo sapranno rispondere. Molte aziende dovranno rivedere i propri piani strategici e valutare attentamente gli impatti diretti ed indiretti. Dovranno inoltre tener conto di cosa cambierà al di fuori dell’UE, per esempio con paesi con cui la Gran Britagna ha stretto patti attraverso l’UE e che in futuro non avranno più valore - soprattutto cosa cambierà con il progetto TTIP e quali saranno le percussioni per le industrie Italiane. Una cosa è certa, chi vuole approfittare di queste nuove dinamiche deve muoversi subito ed analizzare tutti i diversi scenari, per poter prendere rapidamente decisioni basate su un’informazione approfondita ed a 360 gradi.
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